lunedì 13 giugno 2011

Fosse biologiche

Sono dei bacini chiarificatori realizzati in calcestruzzo vibrato armato. Sono disponibili diversi modelli, a seconda delle esigenze e preferenze di costruzione. La nostra serie di fosse biologiche comprende i seguenti modelli:

·fosse monolitiche
·fosse ad elementi c-bicchiere
·fosse ad elementi ad incastro.
Edilappia.net vende ed installa fosse biologiche di primissima qualità e nel pieno rispetto della normativa inerente alle acque di scarico di seguito riportata:
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Normativa - Nuova legge sulle acque:
Riassunto dei punti principali del D.L. 152/99, inerenti alle acque di scarico
PREMESSA:
Il DECRETO LEGGE N. 152 del 11/5/99 - "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane ...11", pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n.101/L, del 29/5/99, e ripubblicato nella Gazzetta Ufficiale1 n. 146/L del 30/7/99 con aggiunta di relative note, disciplina totalmente la materia in tutti i suoi aspetti (principi generali e competenze, obiettivi di qualità, tutela dei corpi idrici e disciplina degli scarichi, strumento di tutela, sanzioni). Tale Decreto Legge abroga e/o modifica le precedenti Leggi e/o Regolamenti in materia, per cui è necessario conoscere l'esatto impiego di manufatti ed impianti per il trattamento delle acque di scarico civili (Fosse Imhoff, Depuratori ad ossidazione totale, altri sistemi pseudodepurativi).
Il18 agosto 2000 è stato emanato il decreto legislativo n. 258 recante “Disposizioni correttive e integrative del D.lv. 11 maggio 1999, n. 152, in materia di tutela delle acque dall’inquinamento a norma dell’articolo 1 comma 4, della legge 24 aprile 1998 n.128 ” pubblicato sulla G.U. Supp. Ord. n. 153\L del 18\9\2000.
Il testo comparato del nuovo decreto legislativo è possibile scaricarlo cliccando qui.

Analisi delle richieste legislative
Relativamente al trattamento delle acque di scarico civili (abitazioni, alberghi, ristoranti, scuole, collegi, campings, ecc...) il Decreto Legge 152/99 indica quanto segue: 
Articolo 29 - Scarichi sul suolo 
È vietato lo scarico sul suolo e negli strati superficiali, fatta eccezione per: 
1) Nuclei abitativi isolati, dove non sia in essere o prevista una rete fognaria; pertanto le Regioni dovranno identificare un sistema depurativo individuale in armonia con il livello dì protezione ambientale.
2) Per gli scaricatori di piena a servizio delle reti fognarie.
3) Per gli scarichi di acque reflue urbane per i quali sia accertata l'impossibilità tecnica a recapitare in corpi idrici superficiali, purché vengano rispettati i valori limite di emissione fissati.
Articolo 30 - Scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee 
È vietato lo scarico diretto nelle acque sotterranee e nel sottosuolo. Le sole eccezioni, previa indagine preventiva ed autorizzazione dell'autorità competente riguardano lo scarico di acque utilizzate per scopi geotermici, delle acque di infiltrazione di, miniere o cave, o altri casi diversi dalle acque di scarico civili.
Articolo 31 - Scarichi ín acque superficiali 
Gli scarichi di acque reflue urbane potranno immettersi in acque superficiali solo con valori limite entro la Tabella 3 dell'Allegato 5 al D.L. 152/99. Il piano di risanamento delle situazioni fatiscenti indica il realizzo epurativo in tempi previsti in base al numero di abitanti degli agglomerati. 
Articolo 33 - Scarichi in reti fognarie 
Gli scarichi di acque reflue domestiche, che recapitano in reti fognarie sono sempre ammessi purché osservino i regolamenti emanati dal gestore dell'Impianto centralizzato di depurazione delle acque reflue urbane. Per l'accesso nelle reti fognarie è necessario il rispetto dei valori limite indicati nella Tabella 3 dell' allegato n. 5 del D.L. 152/99.
Allegato n. 5 - D.L. 152/99 - Limite di emissione degli scarichi idrici
Gli scarichi provenienti da Impianti e manufatti di trattamento delle acque reflue urbane, potranno essere smaltiti con i seguenti criteri:
1) Scarichi in corpi d'acqua superficiali 
-Per agglomerati fino a 2000 abitanti con un impianto di trattamento in grado di rendere acque depurate entro i limiti della Tabella 3 (scarico in acque superficiali) 
- Per agglomerati da 2000 a 10000 abitanti e oltre i 10000 abitanti con un impianto di trattamento in grado di rendere acque depurate entro i limiti della Tabella 1 (limiti di emissione per gli Impianti di acque reflue urbane).
2) Scarichi sul suolo
Tutti gli scarichi ammessi sul suolo, previsti dall'articolo 29, dovranno subire un trattamento in grado di rendere acque depurate entro i limiti della Tabella 4 (limiti di emissione per le acque reflue urbane ed industriali che recapitano sul suolo).
3) Indicazioni generali
I trattamenti appropriati per il raggiungimento degli obiettivi depurativi dovranno:
- essere di semplice manutenzione e gestione
- essere in grado di sopportare adeguatamente forti variazioni orarie del carico idraulico ed organico
- minimizzare i costi gestionali

Per insediamenti con popolazione compresa tra 50 e 2000 abitanti, i trattamenti da impiegare per il raggiungimento degli obiettivi epurativi sono gli impianti a depurazione naturale, quindi il lagunaggio o la fitodepurazione, o impianti tecnologici quindi i filtri percolatori o impianti ad ossidazione totale.
Per insediamenti civili provenienti da agglomerati con meno di 50 abitanti, si potranno applicare sistemi di smaltimento come quelli indicati nella delibera del Comitato dei ministri per la tutela delle acque dall'inquinamento del 4/2/1977.
CONSIDERAZIONI E SOLUZIONI TECNICO-ECONOMICHE RISPONDENTI ALLE RICHIESTE DEL DECRETO LEGGE 152/99, RELATIVAMENTE ALLE ACQUE DI SCARICO CIVILI. 
Riepilogativamente, relativamente alle acque di scarico civili (case, villette a schiera, condomini, collegi, convitti, scuole, asili, ristoranti, alberghi, fabbriche, campings, villaggi turistici,ecc.... ) il DECRETO LEGGE N. 152 del 11/5/1999 fa obbligo di quanto segue:
-Scarichi sul suolo (Articolo 29)
sono ammesse solo acque depurate con valori dei reflui entro i limiti della Tabella 4, che prescrive in particolare:
BOD5 = max 20 mg/litro
Solidi sospesi = max 25 mg/litro
Questi limiti possono essere rispettati solo ed esclusivamente installando un trattamento di "Depurazione ad ossidazione totale (spinto a massima resa e finizzazione)".
-Scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee (Articolo 30)
non sono ammessi scarichi di acque civili, nemmeno se depurate.
-Scarichi in acque superficiali (Articolo 31)
sono ammesse solo acque depurate con valore dei reflui entro i limiti della Tabella 3, che prescrive in particolare:
BOD5 = max 40 mg/litro
Solidi sospesi = max 80 mg/litro
Questi limiti possono essere rispettati solo ed esclusivamente installando un trattamento di "Depurazione ad ossidazione totale".
-Scarichi in reti fognarie (Articolo 33)
sono ammesse solo acque parzialmente depurate, con valore dei reflui entro i limiti della Tabella 3, che prescrive in particolare:
BOD5 = max 250 mg/litro
Solidi sospesi = max 200 mg/litro
Questi limiti possono essere rispettati solo con un trattamento di "Depurazione parziale" ottenibile con Depuratori ad ossidazione totale - resa minima. Altri sistemi di trattamento non garantirebbero tali valori limite; basti pensare che il liquame grezzo civile ha, mediamente un valore BOD5 sull'ordine dei 400-420 mg/litro, e che ad esempio una Fossa Imhoff di buona qualità può garantire solo il 30-35 % dell'abbattimento del carico organico iniziale, risulterebbe quindi un'acqua reflua trattata da inviare alla rete fognaria con un minimo carico organico BOD5 di 280 mg/litro. Non sarebbe quindi sufficiente il solo impiego di una Fossa Imhoff, ma a monte di questa dovrebbe essere installato un filtro batterico anaerobico, idoneo a ridurre sensibilmente il carico organico; in questo caso però è da valutare nell'assieme se la tecnica e l'economia dell'opera sia più soddisfacente dell'impiego di un "Depuratore ad ossidazione totale - resa minima".
-Allegato 5 - indicazioni generali
fino a 50 abitanti è permesso l'impiego di Fosse Imhoff con smaltimento del refluo mediante subirrigazione, o pozzi perdenti. Tale sistema però contraria in parte l'articolo 30 e soprattutto determina pericolo di inquinamento alle falde sotterranee; infatti raramente vengono eseguite indagini geologiche preventive determinanti l'esatta distanza dai sistemi subirriganti da pozzi o falde acquifere sotterranee.
Ai fini economici, manutentivi e gestionali, il sistema "Depurazione ad ossidazione totale" è senz'altro il più valido rispetto agli altri sistemi depurativi o pseudodepurativi. I principali vantaggi del Depuratore ad ossidazione totale possono essere riepilogamente così elencati :
- Economia dell'opera : la spesa di acquisto e la sua posa in opera sono notevolmente inferiori ad altri sistemi depurativi (filtri percolatori, fito-depurazione, ecc…); il costo dell'opera finita è inoltre uguale o inferiore al costo dell'opera finita di un sistema subirrigazione (acquisto di Fossa Imhoff, costruzione di trincee, acquisto e posa di tubazioni forate, tessuto filtro, ghiaietta e ghiaione).
- Sicuro funzionamento : il Depuratore ad ossidazione totale ha un funzionamento costante, in grado di sopportare forti variazioni orarie del carico idraulico e organico ; al contrario altri sistemi depurativi necessitano di costanti portate orarie, per non subire intasamenti e malfunzionamento.
-Semplicità di manutenzione e gestione: la manutenzione e gestione del Depuratore ad ossidazione totale, possono per la loro semplicità, essere eseguite direttamente dall'utilizzatore dello scarico. Pochi e semplici controlli ed interventi periodici assicurano una resa costante del Depuratore; al contrario, altri sistemi depurativi richiedono interventi e controlli di tecnici specializzati ed eventuale uso di prodotti addittivanti.
-Esigui costi di gestione : i costi di gestione del Depuratore ad ossidazione totale sono minimi. Ad esempio l'espurgo dei fanghi attivati in eccesso deve essere eseguito ogni 15-24 mesi al contrario l'asporto dei fanghi da Fossa Imhoff deve necessariamente essere eseguito, come prescritto (Delibera comitato ministri per la tutela delle acque dall'inquinamento del 4/2/77), ogni 6 mesi. Inoltre i fanghi asportati da Depuratore ad ossidazione totale sono innoqui, e possono essere utilizzati come concime nei campi agricoli.


Fonte

venerdì 10 giugno 2011

INTRODUZIONE ALLA TEORIA DELLA DEPURAZIONE BIOLOGICA AVANZATA

Premesse
Il processo di depurazione a fanghi attivi, è stato messo in esercizio, per la prima volta, nel 1914, in Inghilterra, grazie ai brillanti studi condotti da E. Arden e W. T. Lockett (il primo impianto iniziò regolarmente il suo esercizio, nel 1927 a Milwaukee negli USA). Questi, sottoponendo le acque reflue urbane ad aerazione, separarono dall’effluente una specie di fanghiglia che si era formata durante il trattamento ossidativo, per la crescita di microrganismi aerobi; la posero in una vasca, contenente altra acqua reflua, e proseguirono l’aerazione. Notarono che, ripetendo più volte l’operazione, l’attività biologica del fango veniva sempre più stimolata: permetteva, cioè, di ottenere una notevole efficacia depurativa (⇒ biodegradazione della sostanza organica), in uno spazio ridotto ed in un tempo sempre più breve. Il segreto del successo di trattamento a fanghi attivi, risiede nel fatto che la flora microbica, utilizzata per risanare le acque reflue contenenti inquinanti carboniosi organici biodegradabili e nutrienti (COD, N e P), anziché rimanere dispersa nell’effluente trattato, tende ad agglomerarsi, per adsorbimento e bioflocculazione, formando ammassi fangosi di natura fioccosa (popolati da microrganismi vivi ed attivi) detti, appunto, fiocchi di fango attivo, che, in condizioni di quiete,
possono essere estratti per semplice decantazione (f. di supero) e, inoltre, essere riutilizzati (f. di ricircolo) e mescolati con le nuove acque reflue in arrivo (M. Floccia, 1982).



Definizioni e finalità
Il processo di depurazione biologico a fanghi attivi, è un  sistema aerobico controllato a biomassa sospesa, la cui finalità è quella di raggiungere due obiettivi strettamente connessi:
Separare il materiale disciolto e sospeso nelle acque reflue dalla fase acquosa “normalizzata” in scarico;
Formare fiocchi pesanti che possono sedimentare rapidamente.
I principi fondamentali che ne permettono il raggiungimento, possono essere riassunti nei quattro punti indicati nella successiva Tabella 1 (L. Cingolani et Al., 1996).



A somiglianza di ogni altro sistema biologico, nell’ecosistema artificiale “impianto di depurazione”, si può individuare una struttura (componenti e fattori) ed un funzionamento (nello spazio e nel tempo), (P. Madoni, 1988).



Caratteristiche
Un processo di depurazione biologico a fanghi attivi, con rimozione del carbonio e dei nutrienti (in primo luogo: N e P) si realizza in un sistema costituito da:


■ Una vasca di denitrificazione;
■ Una vasca di nitrificazione e biossidazione del carbonio;
■ Un circuito di ricircolo (fanghi e miscela aerata) e di allontanamento della biomassa di supero;
■ Adeguati sistemi di miscelazione ed aerazione.


Uno schema semplificato di un impianto di depurazione a fanghi attivi è mostrato in Figura 1 (L. Fanizzi, 2005). Le fasi iniziali del processo (grigliatura, dissabbiatura, disoleazione ed equalizzazione), importanti nella gestione concreta ma non influenti sul vero e proprio processo biologico, vengono tralasciate per mettere
meglio a fuoco i rapporti che intercorrono tra i bioreattori, il sedimentatore secondario (o c.d. finale) e la ricircolazione sia del fango che della miscela aerata, nell’andamento del processo.






La biomassa attiva è prodotta in continuo all’interno dei bioreattori utilizzando l’energia accumulata a seguito della degradazione (anossica ed aerobica) del substrato organico introdotto con l’influente e di parte della stessa biomassa (catabolismo) ed assimilando parte della sostanza organica e dei nutrienti, presenti nel
sistema per sintetizzare nuovo materiale cellulare (anabolismo). La biomassa accumulata nei bioreattori combinati (c.d. nitro-denitro) che, insieme alle acque reflue da trattare, costituisce la cosiddetta “miscela aerata”, viene mantenuta in sospensione a scapito di energia meccanica e reintegrata mediante gli specifici
dispositivi di ricircolo (fanghi e mixed liquor). La caratteristica importante e principale del processo a fanghi attivi è, quindi, quella di offrire al gestore la possibilità di variare le condizioni processuali, nei bireattori attraverso la reimmissione, in essi, del fango prodotto. In questo caso, infatti, si può separare il tempo di ritenzione idraulica della fase acquosa, da quello del fango (detto tempo di residenza cellulare od età del fango; E. de Fraja Frangipane et Al., 1994) modificando, così, il rapporto tra la concentrazione della biomassa attiva e la concentrazione del substrato influente all’impianto (c.d. rapporto “F/M”; L. Cingolani et Al., 1996).


Dimensionamento
Sebbene negli ultimi anni siano stati sviluppati diversi modelli matematici interpretativi dei processi biologici a fanghi attivi, nei capitoli successivi si propone un criterio di dimensionamento semplificato ma estremamente rigoroso, che utilizza parametri globali e di semplice determinazione, limitando il ricorso ad aspetti biochimici, per quanto riguarda le sole determinazioni del quantitativo di fanghi di supero prodotti e del consumo di ossigeno necessario per l’attività batterica aerobica (nitrificazione e biossidazione).



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venerdì 3 giugno 2011

Depuratore di Ravi: via agli esposti

Depuratore di Ravi: via agli esposti

Presentate le denunce alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti sull’impianto realizzato nel 1999 e mai entrato in funzione
Gavorrano – Come annunciato nell’ultima settimana di campagna elettorale il Gruppo di impegno politico “Gente Perbene” che alla amministrative aveva sostenuto la corsa a sindaco di Jurij Di Massa, ha presentato lunedì scorso gli esposti alla Procura della Repubblica di Grosseto e alla Corte dei Conti sulla situazione del depuratore di Ravi.
«Come è noto – scrivono in un comunicato i rappresentanti di “Gente Perbene” –  il depuratore di Ravi è costato alle tasche dei gavorranesi ben oltre 540 milioni delle vecchie lire, spese grazie ad un mutuo contratto e del quale stiamo ancora pagando rate annuali».
La storia del depuratore di Ravi inizia nel 1997: «con delibera di Giunta n° 420 del 25/7/1997, sindaco Mauro Giusti, venne infatti approvato il progetto esecutivo per la costruzione del depuratore a Ravi, redatto su incarico della Italstudi per un costo complessivo di oltre mezzo miliardo di vecchie lire». Nel 1998 poi venne stipulata la convenzione con la Italstudi per realizzare l’opera grazie ad un investimento finanziato dal comune di 540 milioni di vecchie lire. «I lavori terminarono nel 1999 – spiegano i rappresentanti di “Gente Perbene” – ma quel depuratore non è mai entrato in funzione. Oggi è quasi sepolto da terra e rovi. E con lui sono finiti sottoterra anche i soldi dei contribuenti gavorranesi, ossia della comunità dei cittadini di Gavorrano».
Il depuratore di Ravi: sopra nella foto quello che rimane dell’impianto di depurazione costruito a valle dell’abitato di Ravi in un’area che recentemente è stata interessata da un intervento di bonifica
«Nei 12 anni che vanno dal 1999 al 2011 – proseguono da “Gente Perbene” – è stato tutto progressivamente abbandonato e le Amministrazioni Comunali che si sono succedute, 5 anni con Balloni assessore e 5 anni con Balloni Vicesindaco, dovranno rispondere di tale atteggiamento irresponsabile che ha permesso l’abbandono dell’impianto e quindi lo spreco di denaro pubblico. Denaro della collettività che i responsabili dovrebbero rendere, a nostro avviso, alla collettività stessa».
«Di grande rilievo ambientale – concludono – c’è il conseguente inquinamento del suolo, provocato dalla mancata messa in servizio del depuratore stesso. Ed anche di questo aspetto è necessario che qualcuno ne risponda».




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